Le cornamuse
Sentendo parlare di cornamuse le persone solitamente pensano alla Scozia, alla colonna sonora di Braveheart o agli zampognari che animano i presepi viventi e i mercatini di Natale: in realtà questi sono solo alcuni esempi di una famiglia di strumenti diffusi in gran parte dell'Europa e del bacino del Mediterraneo (esistono cornamuse tipiche in luoghi "insospettabili" come Turchia, Malta o l'isola di Maiorca). E, per inciso, il tema principale di Braveheart non è suonato con una cornamusa scozzese...
Com'è fatta una cornamusa
Una cornamusa è un aerofono a sacco: uno strumento cioè a fiato caratterizzato dalla presenza di una sacca che funge da riserva d'aria. L'aria viene introdotta attraverso un insufflatore e il suono esce attraverso una serie di canne munite di ance semplici o doppie: in genere sono presenti uno o più bordoni che emettono ciascuno una nota continua ininterrotta e almeno una canna del canto, munita di fori, che permette al suonatore di eseguire la melodia.
La forma della sacca ma soprattutto il numero, l'intonazione e il timbro di bordoni e canne del canto differenziano tra loro i vari tipi di cornamuse.
Un po' di storia
La cornamusa ha origini molto antiche, probabilmente mediorientali. Già conosciuta nell'antica Roma (Svetonio decrive l'imperatore Nerone come suonatore di tibia utricularis) si diffuse in tutta Europa dove, dopo l'anno Mille, iniziano ad apparire le prime testimonianze iconografiche sotto forma di sculture e codici miniati (particolarmente significative sono in questo senso le Cantigas de Santa Maria, codice iberico del XIV sec.).
Strumento tradizionalmente associato ai contadini e ai pastori (nei dipinti di Bruegel non mancano suonatori di cornamusa fiamminga) non era comunque disprezzato dai ceti nobili (alla corte del Re Sole erano regolarmente suonate le musette de cour).
In tempi più recenti le cornamuse hanno perso progessivamente di popolarità in favore di strumenti più versatili e adatti alla musica popolare (organetti e fisarmonica) per essere recuperate a partire dagli ultimi anni del 900; fa eccezione in questo senso la cornamusa scozzese che, essendo impiegata dai reggimenti dell'Impero Britannico, ha continuato ad essere suonata e si è diffusa in tutto il mondo.
Modelli di cornamuse
La già citata cornamusa scozzese, o più propriamente la great highland bagpipe (per distinguerla da altre cornamuse diffuse in Scozia quali le small pipes o le border pipes) è l'esempio più noto di cornamusa. Presenta una canna del canto (chanter) e tre bordoni di cui uno basso e due tenori ed è accordata in si bemolle crescente (in realtà il discorso sulla "reale" tonalità della cornamusa scozzese è più complesso) ed è suonata con uno stile che esalta la tecnica e i complessi abbellimenti. Al contrario di quello che si può pensare è (almeno nella sua forma attuale) uno strumento relativamente recente, risale infatti al Settecento: sicuramente William Wallace non suonava la cornamusa scozzese come la conosciamo oggi!
In Italia la cornamusa più conosciuta è senza dubbio la zampogna, tipica del centro-sud: la sua particolarità è quella di avere due canne del canto che permettono quindi di eseguire accordi ed armonie (tradizionalmente non suona da sola ma come accompagnamento della ciaramella che invece esegue le melodie).
Meno conosciute ma oggetto di revival negli ultimi anni sono la piva emiliana, la musa delle quattro province e il baghèt bergamasco: si tratta di cornamuse generalmente a un solo bordone accordate in sol il cui uso si stava perdendo ma che sono state fortunatamente oggetto di recupero negli ultimi anni.
La Francia è probabilmente il Paese europeo che può vantare il maggior numero di tipi di cornamuse. La più diffusa è la cornemuse du centre o musette disponibile in varie tonalità e molto usata nei gruppi di bal folk e musica occitana, soprattutto nella versione da 16 pollici in sol adatta ad accompagnare la ghironda. Nella sua forma tipica ha due bordoni di cui uno si appoggia sulla spalla e il secondo è posizionato a fianco del canto; esistono modelli più sobri e modelli riccamente decorati. Sempre in area occitana esistono numerose altre cornamuse tra le quali ricordiamo la boha della Guascogna (caratteristico il suo suono staccato), la cabrette dell'Alvernia e la musette de cour, di epoca barocca e azionata con un mantice.
In Bretagna troviamo invece due diverse cornamuse: il biniou kozh, intonato in si bemolle e con un suono particolarmente acuto, e il biniou braz di recente introduzione (è di fatto una cornamusa scozzese). Entrambi suonano insieme all'altro strumento tipico della Bretagna, la bombarda bretone: sia in duetto (biniou kozh) che in bande di cornamuse (biniou braz).
Strumenti molto simili alla cornemuse du centre come tecnica e sonorità (ma non come forma) sono la cornamusa fiamminga (doedelzak) e la Shäferpfeife tedesca. La caratteristica la forma di questi strumenti, con i bordoni orientati in avanti, è stata immortalata nei dipinti di Bruegel il Vecchio. In Germania troviamo anche l'Hümmelchen, piccola cornamusa di origine tardo medievale.
Nella penisola iberica, ai confini tra Spagna e Portogalllo, si trova un certo numero di cornamuse note come gaite: la gaita gallega in Galizia, gaita asturiana nelle Asturie e gaita de foles in Portogallo. Soprattutto la gaita gallega sta conoscendo un periodo di grande diffusione, anche oltre oceano (è suonata dai galiziani emigrati in Argentina); una gaita asturiana elettrica è invece lo strumento di Hevia, il cui brano Busindre Reel ha avuto anni fa un successo commerciale anche al di fuori dei circuiti della musica tradizionale.
In Irlanda la cornamusa si è evoluta in uno strumento particolarmente complesso noto come uilleann pipes. L'aria non viene introdotta nella sacca soffiando ma attraverso un mantice azionato dal braccio destro, il chanter è tenuto appoggiato sulla gamba per chiudere il foro inferiore (la uilleann si suona stando seduti) ed alzato per ottenere alcune note o effetti particolari. Lo strumento completo (full set) oltre ai bordoni prevede i regulators, canneggi muniti di chiavi da azionare con il palmo della mano per ottenere accordi di accompagnamento. Generalmente accordata in re (ma esistono modelli in do o si), per la sua estensione (due ottave) e la dolcezza del suono è molto apprezzata nella cosiddetta musica celtica e non solo (il già citato tema di Braveheart è suonato con una uilleann).
Le cornamuse nel medioevo
Nel medioevo le cornamuse erano suonate non solo da pastori e contadini, ma anche da musici di corte, come illustrato ad esempio nelle miniature delle Cantigas de Santa Maria.
Se possiamo conoscere a grandi linee la forma delle cornamuse medievali nulla sappiamo sulla loro sonorità: nel medioevo era nota la teoria degli intervalli ma non si aveva la nozione di diapason e altezza assoluta dei suoni, quindi non sappiamo in che tonalità fossero accordate le cornamuse e in generale gli strumenti di quel periodo (anzi, probabilmente ogni strumento faceva storia a sé), inoltre nessun reperto è giunto fino ai giorni nostri.
Nella seconda metà del secolo scorso è nata e si è diffusa in Germania una cornamusa nota come piva medievale tedesca o Marktsackpfeife, ispirata all'iconografia medievale e alle illustrazioni di Michael Praetorius e accordata in la minore, sonorità profonda ed evocatrice di tempi antichi. Per il suono potente e deciso e per il fatto di essere particolarmente adatta a suonare il repertorio monodico medievale (basato principalmente sui modi minore e dorico) questa cornamusa è diventata la protagonista indiscussa del revival medievale e della musica medieval folk.